Una delle cose più affascinanti durante il mio viaggio tra Canada e Stati Uniti è stata la visita all'Eastern State Penitentiary, l’ex Penitenziario di Stato di Philadelphia aperto nel 1829 per riabilitare i detenuti attraverso la reclusione in solitudine.
Philadelphia è una città molto bella e con una grande storia e quella mattina, dopo esserci incamminate verso il Museum of Arts, nella zona Est della city, abbiamo proseguito con una passeggiata nei dintorni fino ad arrivare dritte alla nostra meta. L'Eastern State Penitentiary, considerato anche come il primo vero penitenziario nel mondo, è una struttura eccellente che ospitò anche Al Capone che vi trascorse circa 8 mesi della sua vita nel 1929. La storia racconta che si fosse fatto arrestare appositamente per scampare alla morte.
Dopo molte insistenze, io e la mia amica Laura riusciamo a convincere Simona (che detesta questi posti...) e finalmente varchiamo l'ingresso del carcere. Da allora nei miei ricordi di viaggio legati a visite di questo tipo ci sono due carceri eccellenti: quello di Alcatraz, a San Francisco. Da brivido, in ogni senso. E poi l'Eastern, a Philadelphia. Non meno scioccante.
14 dollari d’ingresso e ci avviamo, con audio auricolare di 45 minuti, a calpestare il pavimento delle sale e delle celle che, un tempo, ospitavano i detenuti.
Il posto ha un non so che di macabro. Lascia davvero senza parole e racconta, ancora oggi e perfettamente, le condizioni in cui erano le persone. E furono proprio quelle condizioni disumane che portarono, nel tempo, al 1971 per l'esattezza, alla chiusura definitiva del penitenziario.
Il carcere per lungo tempo fu considerato quasi un lager, era conosciuto in America come “Carcere degli Orrori” e vederlo ne dà la consapevolezza piena.
I prigionieri vivevano in isolamento anche se in realtà ricevevano ogni giorno in cella la vista del custode e, settimanalmente, quella del cappellano. Ogni spostamento veniva effettuato dalle guardie del carcere da un'area all'altra non prima di aver coperto il capo di ogni detenuto con un cappuccio per impedire l’orientamento all’interno del carcere stesso. Il disegno originale delle celle era costituito da un portello di metallo e da uno di legno per tenere lontano il rumore e le celle, tutte in calcestruzzo, avevano un piccolo lucernario di vetro dal quale filtrava la luce.
Nell'area esterna, che oggi è un cortile che circonda interamente la struttura, vi era una zona che veniva utilizzata per l'esercitazione dei reclusi chiusa da pareti molto alte che impedivano la comunicazione. Ogni detenuto, al momento dell'esercitazione, non incontrava mai il detenuto che effettuava l'esercitazione nell'ora successiva. E durante quell'unica ora, ciascuno poteva praticare - quasi come fosse un premio - il giardinaggio e prendersi cura di piccoli animali domestici.
Tra gli eventi che raccontano la storia di questo carcere c'è quello - affascinante - della grande fuga dell’Aprile del 1945, quando un gruppo di 12 detenuti riuscì a scappare dopo aver costruito, in 3 anni, un tunnel sotto una parete della prigione. L’imbocco del tunnel noi lo abbiamo visto: sorprendentemente piccolo, tanto da non farci passare nemmeno la testa di un bambino. Eppure fuggirono in 12 ma furono tutti riacciuffati e riportati dentro.
L'ospite più noto del penitenziario, come detto, fu Al Capone la cui cella è stata perfettamente riprodotta ed è arredata, come allora, con suppellettili di lusso. Una vera e propria stanza d’hotel e certamente non in linea con il resto della prigione.
Ma Al Capone non fu l’unico vip del carcere. Nel carcere di Philly fu ospite anche Willie Sutton, leggendario gangster che rapinò decine e decine di banche tanto da essere conosciuto in America con il nome fantasioso di Robin Hood. Sutton fu uno dei 12 che prese parte alla fuga del '45.
La prigione, che aveva un sistema di incarcerazione rivoluzionario conosciuto come "Pennsylvania System" che incoraggiava la solitudine dei prigionieri come sistema di riabilitazione, venne chiusa e abbandonata definitivamente nel 1971. Solo nel 1994, l'Eastern State Penitentiary e' stato aperto al pubblico ed è oggi un museo ma soprattutto un luogo storico.
Non nascondo che alla fine di quel tour ci siamo ritrovate all'uscita in silenzio. Quel posto merita una riflessione in più che va al di là di una semplice visita ed è un luogo da non perdere se passate per Philadelphia.
Fuori dal penitenziario, prima di riprendere il nostro percorso in città, prese dalla fame ci siamo dirette in un posto carinissimo che avevamo adocchiato prima di entrare. Si tratta di Jack’s Firehouse, esattamente alla parte opposta della strada, splendido ristorante dove ho assaggiato uno dei migliori Philly – Cheesesteak della città. Non sapete cos'è un Philly-Cheesesteak? Oddio...è il tipico - e insuperabilmente buono - panino locale di carne e formaggio (con nome omonimo…!) di Philadelphia e che ha un sapore davvero prelibato.
Il ristorante, che è nel quartiere Farmount, ha la maggior parte degli interni in mogano originale, i pavimenti in legno e i pomelli in ottone, ed è stata la prima casa dei vigili del fuoco di Philadelphia. Un posto davvero bello dove passare un po' di tempo in compagnia a gustare cose buonissime. Insomma...consigliatissimo!