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Melania Bifaro

SAN FRANCISCO. Alcatraz, il penitenziario più famoso degli Stati Uniti


Alcatraza, san Francisco

Se penso ad Alcatraz mi torna sempre in mente The Rock, il film con Sean Connery e Nicholas Cage che mi fece innamorare di quest’isola che guarda dal mare San Francisco.

La mia visita al penitenziario risale a diversi anni fa. Il mio primo viaggio in California.

Alcatraz è un'isola lontana appena 3 chilometri dalla terraferma ed è al centro della baia di San Francisco. Deve il suo nome al fatto che è sempre stata popolata da moltissimi uccelli marini. E il suo nome, in spagnolo, vuol dire proprio “sula”, ovvero uccello marino.

Ad Alcatraz è stato costruito il primo faro sulla costa del Pacifico nel 1853. Il faro illuminava la bellissima baia. Poi, invece, negli anni Trenta, tutta l’isola divenne una prigione federale di massima sicurezza, quella che noi tutti conosciamo.

Qui sono passati alcuni tra i detenuti più noti degli Stati Uniti. Da Al Capone (io ho visto la sua cella anche al penitenziario di Philadelphia, l'Eastern State Penitentiary) a George "Mitragliatrice" Kelly. Alcatraz è comunque stata immortalata anche in numerosi film che hanno contribuito a renderla famosa in tutto il mondo.

L’isola fa parte della Golden Gate National Recreation Area ed è oggi una delle attrazioni più famose della città. Ci si arriva, ovviamente, solo via mare e i tour sono organizzati ogni giorno con partenza dal Pier 33.

Io ci sono andata con Alcatraz Cruise, che parte proprio da questo molo e che, in collaborazione con il National Park Service, offre non solo il trasporto ma anche un’utilissima audio-guida.

C'è anche un’altra possibilità, io non l’ho preferita in realtà. E’ possibile scegliere il tour notturno sull’isola che consente di vederla al tramonto e anche di notte.

Inutile dire, in ogni caso, che uno dei motivi per cui tanta gente va a San Francisco, che è una città stupenda, è anche questo: vedere Alcatraz.

Se la vostra permanenza però dovesse essere breve vi consiglio di prenotare per tempo la visita al carcere perché potreste rischiare di restare a bocca asciutta. Io a San Francisco sono rimasta tre giorni, e per fortuna sono riuscita ad acquistare i biglietti direttamente al botteghino il giorno stesso in cui sono arrivata per poter fare la visita...esattamente due giorni dopo e nell’unico orario pomeridiano disponibile.

Ma sono stata fortunata, ripeto, perché in alcuni casi il sold out è fino a 20 giorni successivi la richiesta! Quindi, se possibile: anticipatevi e acquistate online.

La visita inizia ancora prima di mettere piede sul traghetto.

Perché lo spettacolo dell’isola dalla terraferma è davvero unico. Sarà semplicemente per la bellezza della baia o anche per la suggestione psicologica che suscita ma Alcatraz dà i brividi.

Vi suggerisco di presentarvi all’imbarco almeno 15-20 minuti prima della partenza, per sistemarvi in posizione ottimale sul traghetto (anche per fare delle belle foto nonostante il vento che – certamente – troverete!) e perché le partenze rispettano perfettamente gli orari! Ci vogliono solo 20 minuti circa per arrivare. E lo sbarco è velocissimo.

La visita, come detto, comprende anche un audio-tour (disponibile in molte lingue, italiano incluso) che è un vero viaggio alla scoperta delle squallide celle dove vivevano i detenuti e che raccontano delle rigidissime regole della prigione.

Visitare Alcatraz è un tuffo nel passato. Un racconto misto delle esperienze di ex detenuti ed ex carcerieri che accompagna il giro in questi luoghi rendendoli ancora più terribili.

Ad Alcatraz le condizioni di vita erano tremende, ai limiti della sopravvivenza, e molti ricordi raccontano anche di celebri guerriglie, fughe e sommosse dei detenuti.

Alcatraz è stato un carcere di massima sicurezza per oltre 30 anni. Nonostante gli ultimi detenuti abbiano abbandonato la prigione nel ’63, il blocco principale del carcere è rimasto intatto. Cedimenti e danni alle strutture continuano però a verificarsi a seguito delle condizioni atmosferiche e alla forte esposizione ai venti marini e alla nebbia che battono ripetutamente sulla baia di San Francisco.

Eppure ancora tutto sembra vivo lì dentro: le recinzioni in acciaio, le celle claustrofobiche, la sala per la messa, la biblioteca e i famosi buchi neri dove i detenuti venivano privati per giorni e giorni della luce del sole.

Devo dire che qualche anno più tardi (nel 2014, per l’esattezza) ho provato le stesse sensazioni anche al carcere di Philadelphia, anche questo penitenziario di massima sicurezza.

Alcatraz è nota per l’estrema rigidità nel trattamento dei detenuti. Chi arrivava sull’isola era solitamente considerato molto pericoloso o aveva già tentato la fuga da altre prigioni. I carcerati erano costretti a scontare la pena in celle singole, dalle dimensioni davvero ridotte. La loro pena veniva scontata in celle pari quasi a dei loculi, bui e freddi. Qui, a differenza di altri penitenziari, non era nemmeno consentito di lavorare a tutti. Questo era un privilegio che si otteneva solo con una buona condotta.

Tra le cose più interessanti e curiose raccontate dall’audio-guida, come anticipato, anche i vari tentativi di evasione e le sommosse. La più nota, la Battaglia di Alcatraz, uno dei tentativi di fuga che è rimasto notissimo nella storia del penitenziario, che si scatenò nel ’46, durò due giorni e terminò con la morte dei tre prigionieri (che avevano preso in ostaggio tre guardie e poi le avevano uccise) che avevano causato la rivolta.

Una cosa bella di questo posto è la vista spettacolare sullo skyline di San Francisco. La baia è piena di uccelli e tutta l’area della scogliera è perfettamente curata e mantenuta e allontana, almeno per un po’, i pensieri così desolanti di questi luoghi così tristi.

Il carcere fu ufficialmente chiuso a causa degli alti costi di gestione ma la storia di Alcatraz continuò per alcuni anni, almeno fino alla fine degli anni Sessanta. Per un breve periodo, infatti, un gruppo di nativi americani la occupò con l’intento di fondare, al posto del carcere, un centro culturale di protesta contro le politiche adottate dal governo federale nei loro confronti. Ma le condizioni complicate dell’isola non consentirono di proseguire questa nobile protesta e in poco tempo i nativi furono costretti a lasciare Alcatraz. Ancora oggi (e credo ci sia tutt'ora nonostante io ci sia stata nel 2009!) ci sono i segni di questa occupazione impressi sui muri...

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