Ci ho messo tanto ma ho imparato. Ho imparato a prendermi il mio tempo, a stendermi con gli occhi chiusi senza pensare, a lasciarmi cullare dal rumore del mare senza sapere cosa fare domani. Ho imparato il valore del tempo nel tempo. Che ti dà la dimensione reale delle cose, dei luoghi, delle persone. In Africa i giorni passano lentamente. Senza pensieri, senza stress, senza scarpe. La Luna detta i ritmi di ogni cosa e tutto ciò che accade arriva con una flemma imperturbabile che, altrove, farebbe schizzare il cervello. Tutto cambia quando ti fermi, quando sai che non hai motivo di correre. La strada dinanzi a te si veste di altri colori e si illumina di naturalezza e di felicità.
(Melania Bifaro)
Concedetemi una breve parentesi...
Ho scritto questo articolo esattamente due anni fa, a qualche giorno dal mio rientro da questo angolo di paradiso, perla dell'Oceano Indiano, dopo un viaggio indimenticabile tra parchi e mare.
Non immaginavo che avrei dovuto custodirlo nel cassetto così a lungo. Eppure, è stato proprio così.
Scritto d'impulso, con quelle sensazioni ancora vive sulla pelle e la gioia di poter dare subito una dritta a chi si apprestava a fare nell'immediato un viaggio simile, questo breve racconto di Watamu è rimasto chiuso, a prender polvere, per circa 700 giorni.
E oggi mi viene di tirarlo fuori, dargli una spolverata e lasciarlo girare, libero, nel web.
Come un gesto positivo, un segnale di speranza.
Perché io stessa sono la prima a volerci tornare, e presto, in quei posti...
“Gente Dolce”. Questo vuole Watamu dire in lingua locale.
Watamu, la perla del Kenya, il villaggio che vive di mare e di pesca, che incanta per quei colori del mare di azzurro e di turchese che accarezza lunghe spiagge di sabbia bianca, da anni è il sogno di tutti a portata di mano.
La vita semplice poi, da quelle parti, è qualcosa che attrae quanto il mare e le spiagge stupende.
La costa di Watamu è una lunga striscia di rena candida formata da una serie di spiagge molto conosciute per la loro bellezza, a tratti spezzati dalla scogliera e dove sono nati negli anni alberghi, resort e ville meravigliose.
Il villaggio è molto recente ed è un miscuglio forse non troppo ben assortito di casupole di paglia e costruzioni nuove mai terminate, di bancarelle di legno che vendono carne e pesce esposte al sole e spiagge - solo in alcuni casi per fortuna - trasformate in stabilimenti balneari all’italiana dove ci si incontra per una pizza o un drink.
Prima di partire per l’Africa avevo letto tante cose, spinta soprattutto dal fatto che quel viaggio - cosa che succedeva per la prima volta dopo un tempo infinito - non l’avevo organizzato io.
E poi perché io, in quella Africa, era un pezzo che volevo andarci. Quindi mi sono tuffata di testa e di cuore in racconti, video e reportage fotografici di tanti viaggiatori per due giorni.
Ma non si parte mai preparati abbastanza.
Innanzitutto ho imparato, nel tempo, a leggere ed interpretare con più distacco le informazioni sui luoghi da raggiungere. In alcuni casi, specie nelle guide ufficiali - purtroppo - sono state fuorvianti.
E poi, evitare miti e leggende su certe località mi ha ripagata maggiormente quando sono arrivata a destinazione.
La verità è che un viaggio è un fatto personalissimo, un’esperienza che ciascuno vive dentro a modo suo.
E per questo che provo sempre a raccontare, nel bene e nel male, anche un po' le sensazioni che provo. Perché al di là della bellezza o meno di certi luoghi, c'è tanto altro che può fare la differenza e renderli o meno speciali nel cuore di ciascuno di noi.
Detto questo, io per Watamu sono partita proprio contenta, nonostante non ami i posti troppo turistici e affollati.
Perché Watamu, diciamo la verità, per anni ci è stata proposta un po' così. Che poi è anche vero perché ci sono più italiani che kenyoti, si mangiano più spaghetti che samosas, si ballano di più le compilation di Milano Marittima e Gallipoli che il Samburu.
Certi luoghi sono stati "colonizzati". E se volete sapere come la penso...beh, trovo che sia un peccato.
In ogni caso, io ci sono stata benissimo e ci tengo a chiarirlo. Tra l'altro, ci ho messo poco ad abituarmi.
Sarà stata la necessità di volermi rilassare a tutti i costi, o le passeggiate sulla spiaggia, magari la compagnia e i tuffi a gennaio mentre il resto del mondo era a lavoro. Certo è che ho vissuto ogni cosa in maniera positiva.
Watamu è rigorosamente una meta gettonata per il suo mare.
I colori dell'Oceano Indiano sono straordinari e immergersi in quelle acque cristalline che bagnano spiagge di sabbia bianchissima è proprio un conforto per l'anima.
Ma io più che il solito elenco di spiagge in cui andare - vi prometto che comunque a breve scriverò anche di quello, fosse altro per condividere le foto di quei posti meravigliosi che ho immortalato in quel viaggio - preferisco darvi per ora qualche consiglio su alcune cose da non perdere in questo piccolo paradiso kenyota.
Pronti? Eccole....
1) ORGANIZZARE IL SAFARI BLU
La prima cosa da fare appena arrivati a Watamu? Organizzare un'uscita in barca per il Safari Blu.
Sappiate che quasi in ogni luogo africano di mare esiste il Safari Blu. La mia prima esperienza l'ho avuta a Zanzibar e ai più curiosi lascio qualche info (cliccate qui per leggere l'articolo). Ma in tanti dicono che l'idea del Safari Blu sia nata proprio qui, su queste spiagge stupende dell'Oceano indiano in cui c'è una magica e indiscutibile concentrazione di bellezza. Qui si è proprio nel cuore del Parco Nazionale Marino di Watamu, riserva naturale, uno dei parchi marini più longevi del Continente, che va da Mida Creek a Malindi.
Inutile dirvi che è l'attrazione turistica per eccellenza. Ma una buona organizzazione fa la differenza.
Noi l’abbiamo prenotata dai Beach Boys. 40 euro a persona e abbiamo preso una barca ad uso esclusivo del gruppo (eravamo 17) per tutto il giorno.
L’escursione prevede la navigazione nel parco, l'avvistamento dei delfini, un po’ di snorkeling sebbene la barriera corallina non sia per nulla ricca di pesci e coralli in quell’area, un passaggio molto suggestivo tra le mangrovie, la navigazione nella favolosa e selvaggia insenatura di Mida Creek, una sosta in una delle spiagge più belle della zona (noi ci siamo fermati a Garoda Beach ma solo al rientro perché al mattino abbiamo trovato un’invasione barche).
Generalmente è incluso anche il pranzo (attenti a specificarlo con quei furbacchioni dei Beach Boys) con brace di aragoste, gamberi e pesce spada. Abbiamo anche assaggiato un ottimo riso con sugo di polipo preparato, come ogni cosa del resto, dai ragazzi dell'escursione.
La nota: abbiamo raggiunto le barche con moto e motorini dei Beach Boys perché qui l'alta-bassa marea influisce molto sulle attività marine. E quella mattina, c'era solo sabbia dinanzi al nostro villaggio. E' stato molto divertente.
2) PRENDERE LEZIONI DI KITE SURF
Se è vero che a Watamu si viene per il mare splendido e per godersi sole e nuotate, è vero anche che questa è una meta che oramai è super gettonata anche per il kitesurfing.
Il numero degli appassionati sale a dismisura e perché non praticare questo sport bellissimo se non in questo incantevole spicchio d’Africa? A Watamu ci sono tante scuole che in poche lezioni consentono a tutti o quasi di volare sull'acqua ma io vi suggerisco la Jacaranda Kite School che si trova a Safina Beach (Jacaranda Bay, anche conosciuta come Sardegna 2) che è sempre piena di gente pronta ad imparare ma anche di esperti che fanno acrobazie sulle lingue di sabbia bianchissima che il mare scopre quando si ritira. Tra l’altro pare sia una tra le migliori scuole della zona. Magari, fate anche solo un giro. Di pomeriggio è uno spettacolo ammirare tutte quelle persone che fanno lezioni e montano e smontano i loro kite.
La nota: la scuola offre la possibilità di una lezione gratuita. Provare? Anche si!
3) VEDERE IL TRAMONTO A MIDA CREEK
Partiamo col dire che Mida Creek è una meravigliosa insenatura naturale marina a sud di Watamu che rappresenta una sorta di ecosistema a parte.
Per spiegarci meglio, è una sorta di fiordo poco profondo pieno di posidonia, coralli e mangrovie che indirizzano i percorsi dei barcaioli come una sorta di labirinto verdissimo sull’acqua.
E’ il posto in cui si riproducono pesci, si annidano uccelli, si riparano le tartarughe.
Ed è il luogo in cui si ammira uno dei migliori tramonti di Watamu.
Per godervi lo spettacolo fino in fondo, provate il Crab Shack Dabaso, ristorante tra le mangrovie costruito su palafitte in legno che si raggiunge con una passerella di più di 200 metri che attraversa la foresta.
Andateci presto perché è un incanto vedere scendere il sole nell’acqua mentre la natura tutt’intorno cambia colore. Prenotate un tavolino alle ringhiere: via ad un aperitivo con birra locale e samosas accompagnata da salsa di cocco.
La nota: la passerella è stata costruita dalla Dabaso Creek Conservation Group per promuovere attività ecologiche, proteggere le foreste di mangrovie e pagare l’istruzione delle comunità povere di pescatori di pescatori di Mida Creek.
4) FARE SCORPACCIATE DI ARAGOSTA E GRANCHIO
Immaginate la tavola che straborda di aragosta e granchio. Non è un sogno, non a Watamu almeno.
Ammetto di aver mangiato aragosta in quantità industriale in diverse parti del mondo – i più gustosi in assoluto, per me, restano sempre e comunque i lobster del Maine – ma le scorpacciate fatte in Kenya sono memorabili.
Aragosta e granchi, insieme ai gamberi, sono proprio all’ordine del giorno. Ma è l'abbondanza di pesce in generale che fa la differenza, anche perché qui il pesce ha un sapore eccellente e viene cucinato in maniera semplice, senza salse o sughi, il che ne esalta enormemente il gusto. Ovunque andrete sarà possibile ordinare astici e granchi freschissimi (i migliori li ho assaggiati al Crab Shack, al Ristorante Safina Beach e al pranzo del Safari Blu).
La nota: i prezzi non sono assolutamente competitivi. Per una cena di pesce accompagnata da drink non spenderete meno di 40-50 euro a persona. Giusto dirvi che in US, nel Maine, ho mangiato lobster per 20 dollari.
5) COMPRARE ARTIGIANATO LOCALE ALLE BANCARELLE
Non si può tornare a casa senza prima saccheggiare le bancarelle e i negozietti - organizzati come bazar - sulle spiagge di Watamu.
Le donne locali - belle, simpatiche e con occhi neri grandi come olive - lavorano ogni cosa. Dal legno alla paglia, dalla pelle alle stoffe. Collane di ogni tipo, borse con intagli in tessuto e perline, fermagli, pareo, statuine in legno, bracciali lavorati a mano, ciabatte con le conchiglie, abiti etnici, fasce coloratissime e molto altro ancora.
Avvicinarsi alle bancarelle è un’esperienza, una full immersion nella vita locale. Andarci con calma è il mio consiglio.
Guardate quello che c’è, contrattate perché altrimenti non vi sentirete davvero in Africa e portatevi a casa ogni cosa bella possibile. Lo shopping alle bancarelle è davvero un “Must” e tra l’altro, nella maggior parte dei casi, gli oggetti sono pezzi unici perché fatti dalle abili mani dei locali.
Ho fatto incetta di collane splendide, borse di paglia con inserti in pelle e perle e, soprattutto, fasce colorate che aiutano a tenere raccolti i capelli quando c’è troppo vento. Dalle foto, si capisce che mi son piaciute?
La nota: se trovate belle sculture in legno d’ebano, acquistatele. Sono più pregiate delle altre.
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