Siamo tutti mortali fino al primo bacio e al secondo bicchiere di vino.
(Eduardo Hughes Galeano)
P.s. A me di bicchiere - rigorosamente rosso - ne basta già uno!
Quanta allegria e quanta condivisione ruotano intorno a a un buon bicchiere di vino?
Irpinia, Cantine dei Feudi di San Gregorio.
La prima azienda vinicola del Sud Italia che esporta in più di 50 paesi nel mondo e valorizza vitigni autoctoni della tradizione campana - dal Greco di Tufo al Fiano, al mio amatissimo Taurasi – tra boschi, viti ed erbe aromatiche…
Un viaggio breve ma intenso tra le colline e le sue cantine per assaporare i vini migliori della Campania.
Feudi di San Gregorio, la mia prima visita in una cantina italiana inizia qui.
E non avrei potuto fae scelta diversa poiché quest'azienda, da più di trent’anni, valorizza il territorio campano.
300 ettari di vigneti a perdita d’occhio che differiscono per altitudini, esposizioni e pendenze.
Tutte caratteristiche che l’azienda ha studiato e ha messo insieme, sapientemente, per dare vita a quello che mi piace definire "l’oro nero" della Campania.
L’azienda vinicola, la prima del Sud del Belpaese, esplora e sperimenta però anche altri territori di altre regioni.
E questo, nel tempo, ha portato ad una condivisione di valori in diversi luoghi – dalla Toscana alla Puglia, dal Friuli alla Sicilia - lasciando a ciascuno la possibilità di esprimere liberamente tutto il potenziale del proprio territorio.
L’Irpinia, cuore verde della Campania, è considerata letteralmente come la culla della nuova viticoltura europea.
L’esperienza, la sapienza dei gesti, il rapporto quasi viscerale con la terra e i modi per coltivarla, sono rimasti fermi, quasi come cristallizzati, come tradizione preziosa da custodire e tramandare nel tempo.
Valori che si riflettono nella filosofia della squadra Feudi di San Gregiorio che segue e protegge l’evoluzione di tutti i vigneti, che mi piace considerare come degli scrigni perfetti di profumi e sapori della nostra memoria gustativa.
Quelli di cui vi sto parlando sono vigneti piccoli, nascosti tra i boschi, tra ulivi ed erbe aromatiche. Che se solo li immagini, senza nemmeno vederli, pare quasi di avere dinanzi agli occhi il mondo delle favole.
Questi vigneti si trovano ovunque nel territorio campano e sono la culla dei nostri vini più noti: da Avellino (Fiano) all’area di Tufo vicino alle miniere di zolfo (Greco), da Taurasi (Aglianico) al Sannio (Falanghina e Piedirosso) fondendo una serie di modi infiniti di coltivare la vite.
E sono tre le linee di etichette della cantina che danno il volto al territorio: i Classici, le Selezioni e le Eccellenze.
Feudi è qualcosa di più di una semplice cantina. Io l’ho trovata come un luogo di incontro, riflessione e benessere per lo spirito. E’ un mix di bellezza e cultura, un laboratorio d’arte e di idee.
Perché oltre alla produzione di vini di pregio, l’azienda è una full immersion di meraviglia e varietà a 360 gradi.
Dietro ciascuna bottiglia, etichetta, confezione o progetto c’è una cura infinitesimale del dettaglio.
E ogni dettaglio aggiunge un pezzo in più alla storia di quel vino che racchiude maestria, tradizione ed eccellenza.
La CANTINA, L'ARTE.
Vi faccio un accenno alla storia e alla struttura della cantina..
Il nome Feudi di San Gregorio nasce da “San Gregorio”, contrada di Sorbo Serpico, nel cuore dell’antico Patrimonio Sancti Petri.
La cantina è stata magnificamente riprogettata, partendo dal nucleo originario, dall’architetto giapponese Hikaru Mori, che ha scelto linee essenziale e ampi spazi interni e nei giardini.
Non a caso, è stata una delle prime cantine d’autore in Italia, esposta per due volte come eccellenza architettonica alla Biennale di Venezia, e sempre aperta a collaborare con artisti di fama internazionale pronti a reinterpretare l’architettura attraverso il linguaggio del vino.
L’esterno è un cubo molto bello attraversato dall’acqua e immerso in un giardino di aromi.
La cantina stessa - e quando me l'hanno detto, durante la visita, ho sgranato gli occhi - si sviluppa sotto un roseto meraviglioso dove ci sono circa 120 diverse qualità di rose.
All’interno, nell’area ipogea ospita gli spazi per la vinificazione, la scenografica barricaia con il tunnel che sbuca in mezzo al vigneto (il percorso è veramente bellissimo e il colpo d'occhio sulla vallata, all'uscita della galleria, è pazzesco), la sala di degustazione sospesa e la cantina storica.
Nella lobby c'è una galleria d’arte permanente a tema e l’Enoteca per la degustazione.
Perché quella, la degustazione intendo, è una cosa che non dovete asolutamente perdere.
Sul tetto, inoltre, c'è il noto Ristorante Marennà (stella Michelin nel 2009) che non sono riuscita però a provare poiché ha riaperto in prossimità dell'estate del 2020 dopo un periodo di chiusura.
Senza dubbio, e senza nemmeno voler troppo scendere nel dettaglio, Feudi è una delle cantine più famose del Sud Italia, è una case history ed è un modello di sviluppo aziendale nel settore.
Ancora oggi tutta la produzione si basa sui vitigni autoctoni campani proprio in un momento in cui, a livello mondiale, si riconosce sempre più importanza a realtà produttive che seguono queste antiche tradizioni.
E questa è sicuramente una marcia in più su cui l'azienda punta e che intende fortemente preservare.
Feudi oggi è ambasciatrice del vino irpino nel mondo e cuore di un polo turistico di eccellenza che attira più di 20mila appassionati ogni anno, tra percorsi di visita in vigna e in cantina.
Da diversi anni collabora con Università italiane e internazionali per la ricerca, lo studio genetico e la riproduzione delle vigne più antiche d’Irpinia.
E proprio a seguito di queste prestigiose collaborazioni, sono nati progetti interessanti e molto singolari. Come:
- I PATRIARCHI, in collaborazione con l’Università di Milano, che studia il DNA di piante centenarie permettendo di ricostruirne la storia e preservarne gli esemplari in una vigna che è un museo a cielo aperto. Le viti più interessanti sono state codificate e riprodotte, e vivono nei nuovi impianti di Aglianico nel vigneto “Dal Re”.
- I FEUDISTUDIO, che raccontano la vinificazione d’Irpinia “senza compromessi”, consapevoli che la viticoltura campana è il risultato di tante piccole storie e realtà. Il progetto seleziona vigneti che interpretano il territorio in base alle caratteristiche dell’annata. E ogni anno si producono pezzi unici in tiratura limitata (circa 2mila bottiglie, si avete capito bene: solo 2000 bottiglie) non destinate al commercio tradizionale.
- I VINI UNICI, che nascono proprio da un unico vigneto che ha saputo preservare ne tempo la sua integrità e la sua vocazione. I Vini Unici sono veri e propri racconti di viti e vigne che esprimono l’intima essenza dell’Irpinia e delle sue radici. Tra questi il Serpico, delle vigne centenarie di Taurasi; il Piano di Montevergine, la Riserva proveniente sempre da Taurasi; il Sirica, il vino da uve Sirica; il Campanaro, unico blend da uve selezionate di Greco e Fiano.
E infine il Pàtrimo, che proviene da una singola vigna storica di Merlot originariamente confusa con l’Aglianico, ma poi riscoperta, valorizzata e prodotta in purezza. E che è quello tra tutti – amando esclusivamente il vino rosso - che ho trovato straordinario durante la degustazione, alla fine del percorso in cantina.
- Il DUBL, progetto di spumantizzazione con Metodo Classico, con una produzione di 150mila bottiglie l’anno, sintesi perfetta tra specificità del territorio campano e tecnica di lavorazione.
COME PRENOTARE LA VISITA IN CANTINA
La visita in cantina è stata una vera e propria esperienza di sensi.
Un viaggio nella storia della cantina ma soprattutto nei suoi profumi di erbe aromatiche, di rose e di albero da frutta. E nell’atmosfera della bottaia, che conduce in un percorso dedicato al “ciclo dell’uva”.
Basta entrarci ed è quasi come vivere le fasi di lavorazione dei vini, grazie anche gli odori che inebriano i sensi.
La cantina è una sorta di dimora del vino. E’ un luogo dove si mescolano tradizione, sapere e passione e dove si sente forte il legame con il territorio.
Se ne accorge chiunque venga in visita qui e intraprende un viaggio tra storia e gusto.
Perché la sorpresa più grande è il viaggio in una sorta di mondo magico fatto di luoghi inattesi, tra giardini di spezie e roseti in fiore. Fino all’ingresso nella splendida bottaia che ospita i vini rossi.
Posto in cui si potrebbe restare per ore.
Lo scopo è andare oltre il concetto di semplice cantina quanto piuttosto di renderlo un vero e proprio luogo di incontro e conoscenza, confronto e meditazione. Ed è quello che nel percorso ci hanno spesso lasciato fare: dopo l'ascolto, le osservazioni, gli sguardi, i commenti, gli odori, e la magia di sfiorare quelle bottiglie toccandole con delicatezza come si tocca un pezzo unico.
Vi ho mostrato una ricca galleria fotografica ma vale la pena lasciarvi ancora qualche scatto.
Per prenotare una visita basta cliccare su questo link e scegliere tra le diverse opzioni.
Vi consiglio di preferire quella che prevede anche la degustazione finale non solo per dare davvero un senso al vostro percorso ma anche perché potreste accompagnare i vostri vini gustando qualcje delizioso snack proveniente direttamente dalle cucine del Marennà.
Nel caso informatevi anche sulla formula pic-nic che - se la visita è in primavera o d’estate - è davvero carino fermarsi per pranzare sul prato tra profumo di spezie e rose con i vini della cantina e le delizie tipiche locali.
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